Giovanni Piazza

Oggi 27 novembre 2023  Giovanni Piazza avrebbe compiuto 86 anni… Lo ricordiamo volentieri con un articolo che il nostro presidente Checco Galtieri ha scritto per una importante rivista nazionale e lo ricordiamo anche con un video. (l’omaggio nella rassegna di INDIRE musica a scuola maggio 2022 https://www.youtube.com/watch?v=_E6wq9WuKoc “L’Orff in Italia_ l’eredità didattica di Giovanni Piazza, un ricordo che guarda al futuro”)

GIOVANNI PIAZZA: L’UOMO CON LA MATITA DA COMPOSITORE E LA CREATIVITÀ DIDATTICA

Nel 1929, il regista sovietico Dziga Vertov dirige “L’uomo con la macchina da presa”: la giornata, dall’alba al tramonto, di un cineoperatore che riprende per lo più scene di vita quotidiana per le strade di Mosca, e che ci mostra anche la sua arditezza alla ricerca di inquadrature a sensazione, sopra, sotto o a fianco di treni in corsa.

A diversi mesi dalla scomparsa di Giovanni Piazza avvenuta il 13 aprile del 2022 incomincia a farsi indispensabile per il mondo dell’educazione musicale italiana ‘riprendere’ seriamente e organicamente la sua opera didattica. Non solo per i libri che ha scritto e ne ha scritti di importanti, non solo perché ha messo nelle sue proposte didattiche tutto il suo bagaglio di studi e di incontri musicali ( e ne ha avuti…) ma perché ci ha lasciato con un mix di creatività ed umiltà un pensiero didattico originale e autorigenerante, senza data di scadenza insomma.

Un pensiero ardito aperto alla ricerca ma inserito a pieno nella vita quotidiana. E nella società che ci circonda.

Se sapremo tutti quanti con un confronto essere noi stessi arricchiti dalle idee e dalle proposte di Giovanni, senza seguirle come un metodo ‘sacro’ riusciremo a cogliere il profondo senso del suo lavoro.

Proveremo qui di seguito a raccontarlo utilizzando sopratutto spunti tratti da suoi testi, interviste e ricordi. Insomma le sue stesse parole

IN BREVE LA VITA

Faentino nato a Roma il 27 novembre del 1937 Figlio del medico e poeta Ugo Piazza, Giovanni si è diplomato in corno a Santa Cecilia con Domenico Ceccarossi, studiando Composizione con Gianluca Tocchi, Armando Renzi e Virgilio Mortari. Ha seguito il Corso di direzione d’orchestra, tenuto da Franco Ferrara seguendolo, anche d’estate, all’Accademia Chigiana e a Venezia. A Berlino ha studiato Direzione d’orchestra con Richard Kraus e scoperto la pratica della Gehörbildung (educazione dell’orecchio), totalmente sconosciuta nei conservatori italiani. Nella biblioteca della Musikhochscule trovò i libri dell’Orff-Schulwerk tedesco che condizionarono la sua scelta didattica e pedagogico-musicale e lo portarono a diffondere l’Orff-Schulwerk in Italia.

Ha insegnato alla Scuola sperimentale di composizione del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Col Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, insieme a Franco Evangelisti, Giancarlo Schiaffini, Ennio Morricone e moltissimi altri, ha prodotto musiche e montaggi musicali, per teatro e per spettacoli multimediali e di danza. Ha collaborato con il Teatro dell’Opera di Roma (1980-85), con la RAI (1982-89) e con il Ministero della Pubblica istruzione (dal 1998).

GIOVANNI E l’ORFF-SCHULWERK

La rielaborazione italiana della Metodologia Orff è stata realizzata da Giovanni Piazza a partire dai primi anni Settanta, caratterizzandosi per un tipo di approccio allo strumentario Orff completamente nuovo e tuttora di spiccata attualità psico-pedagogica. Dopo aver fondato con la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia i corsi nazionali di metodologia e pratica dell’Orff-Schulwerk, ed il “progetto Orff-Schulwerk” nel 2001 fonda l’associazione nazionale di insegnanti “OSI-Orff Schulwerk Italiano” (OSI). Ha pubblicato numerosi testi, trattati per EDT, Schott musik, Amadeus, MKT ed altri editori.

UN FLASH DELL’INFANZIA

“Il mio primo vero ricordo della guerra è – stranamente – l’assenza di paura. Forse per quell’inclinazione innata, che man mano scoprirò, a “passare attraverso” la vita senza forzarla: vivendola, certo, ma al contempo osservandola. Eppure, con la famiglia “sfollata” in Romagna, presso il parentado contadino di parte materna dove c’è meno fame che a Roma (tra fratelli e sorelle siamo già in 4 e lì nascerà la quinta) passo attraverso esperienze ben capaci di intimorire un bambino fra i sei e i sette anni. Ne ho memorie visive molto nitide: sdraiato in un campo di grano mentre osservo aerei che sganciano puntini neri; malato a letto, con un prosciutto nascosto sotto al materasso, durante una perquisizione della milizia fascista; nel fango di una carrareccia, durante lo sfollamento notturno in una sorta di tana a ferro di cavallo – il “rifugio” – scavata sotto una collina, incalzati dalla minaccia della distruzione, da parte della postazione tedesca, della canonica in cui siamo temporaneamente ospiti; testimone del ricorso concitato al padre medico di persone ferite in qualche esplosione; o del passaggio di truppe tedesche, poi di convogli alleati o di partigiani isolati; le file di prigionieri; le postazioni di mitragliatrici e carri armati. Fanno però capolino anche i primi segni di spirito creativo: come l’esibizione di una finta fasciatura a un ginocchio (dopo che una fasciatura vera ha procurato il regalo di un pacco di biscotti da parte di un soldato alleato di passaggio) al fine di impietosire qualche altro militare. Infine il ritorno a Roma, con un camion della POA (Pontificia Opera Assistenza), e le prime “visioni” salvifiche: Piazza San Pietro nel sole e la collezione del Corriere dei Piccoli nell’armadio di casa. Nella foto sono insieme a mio fratello Pietro, al nonno materno Luigi e a mio babbo, Ugo, a Roma, subito dopo la fine della guerra.”

GIOVANNI CITTADINO MUSICISTA

Giovanni è stato uomo delle Istituzioni (nominato da Nicolini al Consiglio di amministrazione del Teatro dell’Opera, docente per trentadue anni come docente di Composizione al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, membro per diversi anni di Comitati Ministeriali ecc… Ma è stato cittadino impegnato civilmente nei “girotondi”; attento al mondo del territorio e delle Associazioni, delle Scuole di Musica che ha incominciato a conoscere mandando le sue figlie a lezione, tanto da diventarne parte integrante. Ed il suo percorso per la promozione delle buone pratiche educativo musicali possiamo dire è stato non privo di inopinati schiaffi ricevuti per la sua sensibilità a quanto il territorio dal basso produceva. È riuscito a contemperare la sua profonda cultura con l’anima popolare della sua terra. Come non ricordare le sue improvvisazioni in ottava rima e i suoi endecasillabi. Ecco su questo mix altre sue tre testimonianze.

MINISTRO BRUNETTA VS MUSICISTI (20 settembre 2009)

Nel suo animoso attacco a musica e musicisti, una affermazione rivela il tipo di politica culturale che ha in mente il Ministro Brunetta. A parte gli insulti e le gag da bettola (Bondi che gira la chiavetta dei finanziamenti) o l'”andate a lavorare … come faceva mio padre!” (appunto: suo padre, perché lui al Parlamento Europeo brilla per il 42% di assenze) mi ha colpito lo sfoggio a sfondo storico, con cui ha postillato una delle sue tirate: “Vivaldi non lavorava così… neanche Mozart lavorava così…”. Sicuramente Brunetta sa che Vivaldi, nonostante i successi e la fama, morì in povertà a Vienna e che Mozart, una volta sottrattosi per amor proprio e dignità alla copertura del mecenatismo, morì anch’egli in assoluta povertà e venne sepolto in una fossa comune. Ne deduco che, arretrando di oltre 2 secoli, è questo che il Ministro augura, magari anche ai massimi professionisti della musica di oggi. E’ tutta la vita che mi occupo di attività e formazione musicale, e mi chiedo che razza di futuro dovrei prospettare – almeno finché dura questo governo – a tutti quei bambini, ragazzi e adulti che mi hanno chiesto e mi chiedono di introdurli nel mondo della musica.

(Questo testo, in forma più sintetica, è stato inviato al Ministro tramite il suo sito il 14/09/09)

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(a seguito della recente esternazione del Ministro della Funzione Pubblica sulla sinistra buona e su quella cattiva che dovrebbe andare a “morire ammazzata”)

Quel gigante di Brunetta,

non c’è verso che la smetta:

quell’attacco ai musicisti,

vuoi cantanti o strumentisti

il cui ruolo, egli è convinto,

potrebb’essere essere anche “finto”

non sarà rivelatore

del suo stile di oratore?

Quale mai flautista incauto

potrà aver l’improntitudine

di suonar “per finta” un flauto?

Il Ministro, ora capisco,

quando parla ha un abitudine:

apre bocca e mette un disco.

LETTERA AL DIRETTORE DEL CONSERVATORIO DI SANTA CECILIA 4/02/2010

…Posso piuttosto dire che nell’arco di 32 anni di permanenza, e sempre per ostilità di varia origine, il Conservatorio di Santa Cecilia non è mai riuscito a darmi l’opportunità di svolgere anche solo un seminario orffiano per i suoi studenti, e quindi ancora una volta ringrazio di vero cuore la Direttrice per avermi offerto almeno per due anni la assai gratificante esperienza di questo Corso. Quanto al contributo che Associazioni e Scuole musicali, così spesso sottostimate e “snobbate”, hanno portato alla diffusione e alla innovazione nel campo della pratica musicale scolastica, mi piace citare Franco Frabboni quando afferma: “La grande pedagogia popolare italiana (Montessori, Malaguzzi, Ciari, Lodi,…) non è nate nelle accademie, ma dall’associazionismo (AIMC, MCE, CIDI, UCIIM…) o, a volta, grazie ad alcuni assessorati scuola particolarmente lungimiranti (Reggio E., Bologna)” (F. FRABBONI, Una scuola possibile, Laterza, Bari 2008)….

CIAO, BELLA GIOVINEZZA… 8 novembre 2010

La proposta di Gianni Morandi di eseguire “Bella ciao” al Festival di Sanremo, immediatamente seguita dalla controproposta del direttore artistico del Festival Gian Marco Mazzi di eseguire (per par condicio, si suppone) anche “Giovinezza” (Repubblica del 4.11.10) è stata rapidamente cestinata dal CdA della RAI. Lascio perdere tutte le possibili considerazioni sull’idea in sé e mi interesso invece in particolare a uno dei commenti che ne sono scaturiti.

Passi pure che un esponente della destra estrema – come Repubblica riporta – si dichiari a favore perché “Giovinezza” “… è così bella…” e “… sarebbe tonificante anche per l’Auditel” (cosa mai potrebbe venire prima dell’audience?). Ma che un notissimo critico d’arti figurative sottolinei la bontà della scelta, trattandosi di “… due canzoni memorabili e belle…” lascia francamente sconcertati, presupponendo che alla vasta cultura di un tal personaggio dovrebbe pur appartenere anche una certa sensibilità estetica in ambito musicale. Che siano egualmente memorabili (l’una in negativo e l’altra in positivo) si può anche condividere, ma quanto alla bellezza in sé dei due canti, ci sono sostanziali differenze.

Il confronto è facilitato da fatto che la struttura fraseologica dei ritornelli è la medesima: avvio in levare, ridizione ritmica della prima semifrase, seconda frase dissimile. Ma quale e quanta diversa qualità espressiva.

“Giovinezza”: una marcetta abbastanza grezza, che si presta al passo pesante, marcato e monotono, assertivo di principi indiscutibili, così come si evince anche dalle diverse versificazioni che si sono susseguite (Goliardi, Arditi, Donne fasciste, fino all’Inno ufficiale fascista del 1922, tutte facilmente reperibili su internet). Anche l’accompagnamento inclina spontaneamente a un reiterato e ottuso un-dué. La strofa è magniloquente e retorica e la melodia del ritornello rigida, con quel ribattuto della stessa nota sul “nez-za” di “giovinezza” e quella calata rigida su “di be-lle-e-e-e-zza”: una bellezza che precipita verso il basso. Pessimo “madrigalismo”.

Bella ciao: anch’essa può essere cantata in marcia, ma è una marcia flessibile, è un cammino elastico. Una marcia dolorosa e lieta, intensa, non assertiva ma narrativa e lirica, che, nell’assenza della dicotomia strofa/ritornello, trova il sapore della ballata. La melodia è flessibile e la morbidezza della discesa di terza sul “ti-na” di “mattina” contrappone la propria eleganza al ruvido ribattimento di “nez-za”. Poi l’ascesa della seconda semifrase sul “bella ciao”, e ancora più in su sulla reiterazione del “ciao ciao ciao”: una bellezza che ascende e si illumina. Eccellente “madrigalismo”. L’accompagnamento conferma, non restando ingabbiato nel rigido “un-duè” ma aprendosi ad una figura ritmica più suddivisa e agile.

“Giovinezza” e “Bella ciao”: due canti che anche nella diversa qualità musicale esprimono la diversa e contrapposta essenza degli opposti e diversi mondi che il hanno adottati come emblema e dei diversi ideali che essi hanno rappresentato e rappresentano.

Certo, si potrebbe obiettare che è questione di gusti. D’accordo. Ma allora è un gusto musicale ben sommario e indistinto quello che accomuna nel medesimo giudizio di memorabilità e bellezza due canti così agli antipodi.

ALCUNI SPUNTI SULL’IMPORTANZA DEL LAVORO DI GIOVANNI PER NOI

Dopo più di trenta anni dall’incontro che abbiamo avuto con lui possiamo dire che il suo pensiero, la sua azione didattica ha cambiato profondamente il nostro progetto culturale: continuiamo a cercare di fare nostro ogni giorno il motto #FarePerCapire. Infatti, “dalle esperienze pratiche il bambino ricava conoscenze, informazioni sulla musica e ricava competenze. Quindi Fare per Capire, non partire da astruserie teoriche pensando che da quello il bambino possa capire alcunché”.

Siamo sempre più convinti che “il bambino non è un contenitore nel quale si riversano nozioni, ma è il soggetto, il protagonista… tutto va fatto in funzione delle sue esigenze”.

L’indispensabilità della musica di insieme, l’intreccio tra generazioni e stili, la continua adattabilità e trasformazione dei patti d’aula, la ricerca sulla qualità dei materiali didattici, la capacità di mettersi in gioco… sarebbero infiniti gli argomenti sui quali ci siamo arricchiti in questo confronto trentennale che non è stato solo professionale ma soprattutto umano. Sarebbero innumerevoli gli aneddoti e i suoi racconti di vita a tutto tondo a partire dal suo incontro con Carl Orff e il suo viaggio nel ’68 berlinese … Ancora ci ha segnato la sua capacità di mettersi in gioco anche negli ultimi faticosi anni: da quando per presentare in tedesco e inglese al Mozarteum di Salisburgo le innovazione che l’Orff-Schulwerk Italiano (l’opera didattica di Carl Orff da lui rielaborata) ha accettato volentieri di prestarsi a una pantomima giocando a tennis con i tubi sonori, fino alle incursioni divertite e ironiche nel periodo della pandemia nei webinar, nelle trasmissioni online.

Come ci ha insegnato Giovanni “La musica non è separabile dalle altre attività espressive (linguaggio, gesto e movimento, danza): l’attività musicale è collettiva, aperta alle pratiche di improvvisazione e composizione elementare, caratterizzata da quella ‘elementarità’ che si ritrova sia nei modelli musicali sia negli strumenti utilizzati”.

Alla musica ci si accosta facendola prima con la voce, con il corpo, con gli strumenti e non cominciando con l’imparare le note, le quali non sono che la registrazione grafica delle nostre invenzioni sonore, e come tali ne sono una conseguenza e non una premessa. Il primo apprendimento della musica, incluso l’avvio alla lettura e alla scrittura della notazione, secondo Giovanni Piazza scaturisce sempre dall’esperienza musicale e nasce quindi da un approccio esplorativo e sperimentale, non da premesse astratte e teoriche.

Giovanni auspica per l’insegnante ‘orffiano’: “Un insegnante che sia capace di diventare ogni giorno il proprio libro di testo, il ‘metodo’ di sé stesso.” Nella pratica musicale – così come nella didattica – la comprensione di un fenomeno con delle complessità passa necessariamente, dopo aver vissuto l’esperienza, attraverso la codifica su carta stampata o versione digitale che sia. Questo, sia che si pensi ad un particola-re passaggio tecnico o ad una specifica problematica ritmica, ma anche se ci addentriamo nel mondo dei concetti o in quello della acquisizione di competenze in genere.

Come ci insegna una folta platea di intellettuali e di pedagogisti (citiamo qui per tutti solo Franklin e Kolb), l’apprendimento deve partire dal vivere le emozioni, da un coinvolgimento psicomotorio, da una partecipazione motivata, da una osservazione riflessiva, e quindi dall’agire al pensare. Come sempre Giovanni diceva: “prima il fare e poi il pensare”.

Il materiale che Giovanni ci ha lasciato diventa un passaggio obbligato da approfondire, aggiornare, personalizzare così come lui ci ha insegnato.

Ci auguriamo che il suo lavoro diventi un prezioso compagno di viaggio nel percorso della Sperimentazione, dell’Esperienza, della Riflessione e della Concettualizzazione.

Insomma, il patrimonio che ha consegnato a tutto il mondo della didattica italiana negli anni è enorme e ci vorrebbero spazi infiniti per raccontarlo. Proseguire nella sua azione in maniera aperta (come lui ci ha insegnato), cioè rielaborando e personalizzando il suo pensiero, rendendolo attuale e aggiornato è il compito che ci ha lasciato e che in molti siamo pronti a svolgere.


COMPOSIZIONI

1. Quintetto per fl., ob., fg., cor. e pf. (1960 inedito)

2. Messa a 4 voci (1962 inedita)

3. Suite minima per 2 voci di donna e orchestra (1964 inedita)

4. Tre piccoli pezzi per corno e pf. (1959, inedito, registr. RAI duo Ceccarossi-Caporaloni, 1965)

5. “Julia Miller” per m.sop. e orch. dallo “Spoon River” di E.L.Masters (1964, inedito).

6. Due liriche per voce di donna e pf. (“Amicizia” di V. Cardarelli e “Fiori e chiaro di luna” di Yang-Ti, 1964, inedite).

7. “14 strumenti a fiato e percussione” per 2 fl., 2 ob., 2 cl., 2 fg., 2 cor., 2 tr., 2 tbn. e perc.: 3 tom, bongos, tamb. e vibr. (1969, ined. Akademie der Künste, Berlino)

RIELABORAZIONI DI TEATRO MUSICALE

1. J.Offenbach: “Pepito”, vers. per 10 str. (1987) e per 18 str. (1996), inedite; (Montepulciano-SI, Cantiere internazionale d’Arte e Festival ‘Castello Pasquini’ di Castiglioncello, 1987, regia U.Gregoretti; RAI3, 1987; Orchestra della Toscana, Firenze, Teatro della Compagnia, 1998; Scuola comunale di Musica Clara Schumann di Collesalvetti, Livorno).

2. L.Da Ponte: L’Ape Musicale, pastiche su musiche di G.Rossini, Ricordi, 1988 (Montepulciano-SI, Cantiere internazionale d’Arte, Teatro Poliziano 1988; Venezia, Stagione de La Fenice, Teatro Goldoni, 1989).

COMPOSIZIONI PER LA DIDATTICA

1. Filastrocche al pianoforte, 11 pezzi facili su poesie di Gianni Rodari, Suvini Zerboni, Milano 1998.

2. Drei mal zwei -Tre per due, pezzi facili per pianoforte a sei mani, Schott, Mainz 1998.

3. Tre pezzi per pianoforte a 4 mani e strumentario Orff (I/Partitura, II/Parti). OSI-MKT, Brescia 2003.

4. Il cow-boy misterioso, su poesie di Roberto Piumini, per coro interattivo a 2 voci bianche accompagnato da pf., str. Orff, perc., body perc. e altri strum., OSI-MKT, Brescia 2007.

5. Giovanni Piazza – TRATA BURATA – Filastrocche da cantare e suonare al pianoforte (ma anche su strumenti Orff a barre intonate) – CDO-042 – pagg. 96 – € 20,00 – OSI-EDIKIT, Brescia 2020

PUBBLICAZIONI DIDATTICHE

1. L’orchestra e i suoi personaggi, Vitalità, Torino 1966.

2. Orff-Schulwerk-Musica per bambini, rielaborazione ufficiale italiana (3 voll.): I/Manuale, II/Esercitazioni pratiche, III/Canti folklorici italiani (in collaborazione con S. Biagiola), Suvini Zerboni, Milano 1979, 1983, 1992.

3. Educazione dell’orecchio, Ricordi, Milano 1987.

4. Musica a scuola con lo strumentario Orff (2 voll.): I/Gli strumenti ritmici, II/Gli strumenti a barre Amadeus, Verona 1991.

5. Suoniamoci su…. sonorizzazioni di gruppo su playback, reprint della edizione Ricordi (Milano 1994), OSI-MKT, Brescia 2004.

6. Pentajazz, un approccio didattico al jazz immediato e creativo (in collaborazione con Sestino Macaro), OSI-MKT, Brescia 2005.

7. Il latte di Maria” per coro a 2 voci bianche e strumenti, in: Roberto Piumini – Coro Clarière: “Canta Natale” De Agostini 2009, Collana Giocoimparo, pagg. 30, con CD allegato

8. Linee-guida del percorso pedagogico dell’OSI – Orff-Schulwerk Italiano CDO-046 OSI-EDIKIT, Brescia 2022

SOFTWARE DIDATTICI

1. “Hypermusic”, software di auto-educazione musicale, in collab. con R.Bianchini, M.Gabrieli, S.Petrarca (RAI-Accad.S.Cecilia.-Reg.Lazio, 1993). 2. ”Progetto Muse”, ipertesto di aggiornamento nazionale per l’educazione musicale nella scuola elementare, in collaboraz. con F.Ferrari, D.Corcione, G.Martini, S.Petrarca (CEDE-Ministero Pubblica Istruzione, 1995).